Sismabonus: quanto costa la sicurezza?

01/03/2021
Redazione ReQuBo

Come l’incremento di fauna selvatica in aree urbane non è da imputare ad un misterioso esodo di animali, ma alla progressiva trasformazione del selvatico in urbano e all’adattamento degli abitanti originari alle nuove condizioni, così la distruzione e il disagio lasciati da fenomeni naturali non raccontano di una “Terra impazzita nei confronti dell’uomo”, ma di un’espansione dell’uomo in aree sempre meno abitabili.

“L’unico modo certo di azzerare il rischio è non vivere in un’area sottoposta a rischio.”  

Aree a rischio presentano pregi e difetti che hanno condotto l’uomo ad una convivenza con i fenomeni naturali, quindi il massimo che si può fare è tamponare la presenza di pericolo con ogni mezzo.

Il rischio è il risultato di un’equazione che unisce la Pericolosità, la Vulnerabilità e il Valore Esposto.

In breve, il rischio indica la perdita che si va ad ottenere come risultato di questi fattori in termini economici e di vite umane.

Pericolosità: la probabilità di avvenimento di un evento che può causare danno -ossia pericoloso.

Esistono diversi gradi di pericolosità, determinati dall’entità del fenomeno pericoloso.
INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) pubblica costantemente aggiornamenti relativi a tutte le scosse percepite su territorio nazionale -e internazionale- dalle proprie stazioni: dando un’occhiata ai valori, noteremo come il terreno non sia mai fermo. Ogni spaccatura nel sottosuolo, per quanto piccola, sprigiona energia, convertita poi in movimento, ossia in scossa sismica.
Non a caso le zone sismiche vengono classificate sulla base dell’accelerazione di picco (PGA) del suolo nel caso di un evento tellurico, numerate dalla 1 (maggior accelerazione) alla 4 (minor/nulla accelerazione). Maggiore l’accelerazione, maggiore la distruttività.
Sempre che, ovviamente, ci sia qualcosa da distruggere. Quel qualcosa è definito da Valore Esposto -valore materiale, sociale e morale esposto al fenomeno pericoloso- e Vulnerabilità -suscettibilità al danno di ciò che è esposto all’evento pericoloso-.

Perciò, conoscendo la Zona Sismica, scampiamo il pericolo per quanto possibile girando a largo.

Invece, con la definizione della Classe di Rischio valutiamo più precisamente le condizioni degli edifici esposti in base non solo alla loro posizione, ma anche alle loro caratteristiche.

La Classe di Rischio è calcolata attraverso i parametri cardine di PAM (Perdita Annua Media attesa, il contraccolpo economico delle perdite nell'area colpita sul lungo periodo) e IS-V (Indice di Sicurezza, il rapporto tra il valore di PGA che conduce allo Stato Limite di salvaguardia della vita umana e il valore di PGA previsto dalle Norme Tecniche per le Costruzione per la zona analizzata).

Tra le due viene scelta la classe di valore minore come rappresentativa dell’edificio.

Queste sono norme recenti, quindi è utopico raggiungere ovunque la classe di massima sicurezza, a fronte della storia edilizia del territorio. 
Se i costi economici e psicologici sono enormi a danno avvenuto, il costo dell’adattamento non è comunque basso. Per questo motivo negli ultimi anni (e in seguito alle ultime stragi, dall'Aquila a Mirandola passando per Amatrice) le campagne di incentivazione al miglioramento e all’adeguamento sismico degli edifici, pubblici e privati, sono state ampiamente foraggiate.
Nel caso del Sismabonus, detrazione d’imposta per interventi antisismici, si sono colte tutte le occasioni possibili:

Che prezzo ha la messa in sicurezza del territorio? 

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