Già è nato l'uomo che cambierà il mondo?

15/12/2020
Redazione ReQuBo

Non tutti conoscono il Capellini, Museo di Geologia e Paleontologia di Bologna, anche conosciuto col nome di "museo del dinosauro" per la copia del Diplodoco donata al professor Capellini dal re d'Italia, al quale era stato regalato a sua volta dallo scopritore. Che dire! Si usava regalare fossili spettacolari al tempo. 
Nel 2021 saranno trascorsi 140 anni dall'apertura del Secondo Consiglio Internazionale di Geologia, tenutosi proprio a due passi dal Museo e sempre presentato dallo stesso professore. Correva l'anno 1881 e proprio in quella sede, oltre a nascere il germe della Società Geologica Italiana, venne battezzata l'epoca nella quale la nostra specie domina e, di conseguenza, nella quale si inquadrano anche le nostre azioni in relazione all'ambiente: l'Olocene o epoca "assolutamente recente".
Qualche anno prima (1873) la necessità di definire la nostra presenza nella storia del pianeta (prima ancora che effettivamente si ponesse un metodo per lo studio della storia del pianeta) era però già tanto sentita da portare un altro grande geologo italiano, Antonio Stoppani, a proporre un nome: Antropocenozoico, ossia l'epoca "della vita recente e dell'uomo".
"-cenozoico" richiama la cinquantina di milioni di anni che vanno dall'estinzione dei dinosauri ad oggi, ma "antropo-" aggiunge il grande protagonista degli ultimi 117.000 anni: noi
Suona familiare? Negli ultimi quindici anni circa, il dibattito sulla definizione si è riacceso ed è giunto al grande pubblico per mezzo di una mostra e di un documentario dal successo internazionale: Antropocene.
L'epoca umana, insomma.

Miniere di potassio nei Monti Urali

A Bologna, è stata presentata l'anno scorso alla Fondazione MAST la mostra i cui contenuti sono quanto di più tangibile lo spettatore si possa aspettare. Non l'invisibilità delle emissioni di CO2 o di altri fenomeni che di solito riempiono i dibattiti dei profani sugli effetti dell'uomo sul mondo., ma le immagini di montagne rosicchiate fino al cuore per cavarne materiale (nella foto vediamo i segni lasciati sui monti Urali dalle miniere di potassio), pneumatici intonsi tanto numerosi da diventare argini per un fiume di liquame. 
Una mostra mozzafiato accompagnata da un documentario altrettanto d’impatto, crudo, immediato, quasi apocalittico. 

Quei segni li abbiamo lasciati noi nella nostra quotidianità, non è l'Apocalisse, è l'Antropocene: un nome colloquiale, malgrado la sua costruzione sgomiti per ottenere un posto ufficiale nella linea del tempo geologico nonostante la mancanza dei requisiti.
Un nome colloquiale per indicare una tendenza che magari non affliggerà la miliardaria storia geologica del pianeta, ma di certo affligge ed avvelena la vita dei diretti, a malapena "millenari" interessati.



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